Un ponte per discutere, dagli anni della guerra fredda ma oggi tanto piú attuale

Viviamo in tempi difficili, come insegnanti e come storici, ma anche come cittadini. In tempi di radicalizzazione e di orecchie chiuse, in cui é difficile discutere perché spesso si tende a smettere di ascoltare, a chiudere tutti gli argomenti dell´altro nel cassetto in cui lo si é classicaficato: tanto é un buonista, o un fascista, o un comunista, o un cospirazionista….

Per andare avanti puó essere utile il Beutelbacher Konsens (consenso di Beutelsbach). Si tratta di una delle referenze piú importanti per ogni persona in Germania (insegnante, guida, operatore nel lavoro didattico dei memoriali,…) attiva nella formazione politica…

Il consenso di Beutelbach nasce nel contesto della piena guerra fredda tra pedagogisti preoccupati dal timore che altri colleghi influenzino i loro studenti in direzione conservatrice/anticomunista o reciprocamente progressista/rivoluzionaria. E´un compromesso che non viene imposto a nessuno ma raccoglie un minimo comune denominatore su cui possono riconoscersi pedagogisti legati a posizioni politiche tra loro contrapposte.

Il «Consenso di Beutelsbach», come fu successivamente definito, rappresenta il risultato del convegno che ha avuto luogo a Beutelsbach nel 1976, come riportato da Hans-Georg Wehling. Dietro le diverse posizioni politiche, didattiche e di filosofia della scienza, sostenute da Rolf Schmiederer, Kurt Gerhard Fischer, Herrmann Giesecke, Dieter Grosser, Bernhard Sutor e Klaus Hornung, Wehling riteneva di aver individuato una base comune, come consenso minimale di formazione civico – politica che riassunse in tre principi fondamentali:

1. Divieto di sopraffazione Non è consentito sopraffare (l´espressione “raggirare” mi sembra troppo semplice, la parola tedesca überwältigen significa piú travolgere emozionalmente) lo studente. – qualunque siano i mezzi usati – in direzione delle opinioni desiderate, impedendogli così “di guadagnarsi un giudizio autonomo”. Proprio qui, infatti, si trova il confine tra la formazione civico-politica e l’indottrinamento. L’indottrinamento è inconciliabile con il ruolo del docente in una società democratica e con l’obiettivo – pienamente condiviso da tutti – che lo studente raggiunga la maturità (la “mündigkeit”, in cui non avrá bisogno di un tutore che decida per lui)

2. Ció che è controverso nella ricerca scientifica e nella politica deve apparire controverso anche nell´insegnamento
Questa esigenza è strettamente collegata alla precedente: se si passano sotto silenzio le posizioni diverse, se non si riferiscono le possibili opzioni e non si discutono alternative, si percorre giá la strada dell´indottrinamento. Bisogna chiedersi se l´insegnante non debba forse addirittura ricoprire una funzione correttiva, vale a dire se non debba elaborare e far emergere in particolare le posizioni e le alternative che risultino estranee agli studenti (o chi altro partecipi ad offerte di formazione politica) per le loro rispettive provenienze politiche e sociali.
Constatando questo secondo principio é chiaro perché la posizione personale del docente, la sua provenienza sul piano scientifico teorico e la sua opinione politica diventano relativamente poco interessanti; il suo modo di intendere la democrazia non rappresenta un problema perché anche le idee diverse vengono prese in considerazione.

3. Lo studente deve essere messo in condizione di analizzare una situazione politica ed i propri interessi e inoltre di cercare mezzi e vie per influire sulla realtà politica esistente, in direzione dei propri interessi. Un tale obiettivo include in forte misura l’accentuazione delle capacità operazionali, cosa che però è una logica conseguenza dei due principi sopra citati» (Wehling 1977, 179s). (…)

Segue un´aggiunta contenuta nella traduzione di Prof. Dr. Olga Bombardelli, Universitá di Trento

“Sullo sfondo delle discussioni sul comunitarismo, sulla società civile e sul patriottismo costituzionale, e tenendo conto del dibattito sul cambiamento dei valori e del concetto didattico ad esso riferito della sintesi tra i valori (Wertesynthese), Schneider nel suo intervento al secondo convegno post- Beutelsbach (zweiter Beutelsbacher Nachfolgekonferenz) del 29 febbraio 1996 a Bad Urach modificò ulteriormente il terzo principio : «Lo studente (l’adulto) deve essere messo in grado di analizzare i problemi politici e di immedesimarsi nella situazione delle persone coinvolte, nonché di cercare strumenti e modalità per influenzare la soluzione dei problemi nell’ottica dei propri bene intesi interessi, tenendo conto della sua corresponsabilità per la convivenza sociale e per la politica nel suo insieme» (Schneider 1996, 220).”

Originale: http://www.bpb.de/die-bpb/51310/beutelsbacher-konsens
Traduzione della Prof. Dr. Olga Bombardelli:
https://www.lpb-bw.de/beutelsbacher-konsens.html
con mie lievi modifiche che ho evidenziato.

Claudio Cassetti

Maggiori informazione sulla Bundeszentrale für politische Bildung
(Centrale federale per la formazione politica) 

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Caduta del Muro: passato o “Futura”?

8 o 9 maggio ( e 25 aprile): hanno ancora oggi un significato?

Oppure bisogna rinunciare alla divisione tra “il giusto” e “lo sbagliato” nel confronto con il passato? Rinunciare alle attualizzazioni? E rifugiarsi nella pura e semplice trasmissione dei fatti storici?

Nel breve saggio (5 pagine) si danno informazioni e valutazioni sulla cultura della memoria attuale in Germania e in Italia, a partire dal dibattito sul settantacinquesimo della fine della guerra, chiedendosi quanto e come sia ancora possibile puntare alla trasmissione di valori a partire dal passato. Si discutono brevemente prese di posizioni dei presidenti della repubblica tedesca nel 1985 e nel 2020, di Alberto Asor Rosa e Italo Calvino, di Alexander Gauland e Matteo Salvini.

Qui trovate il saggio in pdf

Saluti

Claudio Cassetti 25-05-2020

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Elezioni in Germania: hanno conseguenze sul lavoro della memoria?

L´ingresso dell´Afd nel parlamento tedesco viene vissuto da molti in Germania e all´estero come un fatto traumatico. A mio avviso il trauma dal punto di vista politico é molto relativo, alla fine é solo una sorta di normalizzazione: adesso anche la Germania ha la sua Lega.
E´peró dal punto di vista culturale (e quindi anche del lavoro sulla memoria) che l´ingresso dell´Afd potrebbe portare nuovi elementi nella situazione tedesca.

L´Afd sfrutta sia apparenti aspetti di debolezza del political correct tedesco – ho sentito spesso visitatori italiani parlate di “lavaggio della coscienza” – che la fortissima sensibilitá di giornalisti e politici per lanciare provocazioni con dichiarazioni che sembrano voler riabilitare anche il passato nazista della Germania.
Queste provacazioni riescono quasi sempre nel loro obiettivo, perché ogni volta permettono all´Afd di conquistare le prime pagine dei (tele)giornali e ostacolano la discussione di problemi politici concreti, a cui la Afd sa dare ancora meno risposte degli altri partiti.
Quando poi si entra nel dettaglio loro relativizzano sempre le loro dichiarazioni.

Peró in questo modo sdoganano nell´opinione pubblica tedesca un certo modo di parlare di questi temi.

Con risultati come quelli per esempio della campana di Hitler nel paesino di herxheim
Sono 83 anni che una campana con la croce uncinata e il nome di Hitler chiama i fedeli alla preghiera nella chiesa locale. Adesso qualcuno vorrebbe toglierla perché considera intollerabile questo fatto. La maggioranza sembra non volerlo. Il sindaco del paese (lista civica, non Afd!) dice ai giornalisti che é giusto lasciare la campana perché

“Se noi nominiamo Adolf Hitler le prime cose, sopra di tutto, sono la persecuzione degli ebrei e gli anni di guerra. Se si parla di queste cose si dovrebbe raccontare peró tutto. Si dovrebbe dire che queste erano le atrocitá e che c´erano anche cose che Hitler ha iniziato e che noi ancora oggi usiamo…”

Come dire: “ma Hitler ha fatto anche cose giuste?” O no?

Alla fine del dibattito probabilmente nel futuro la campana di Hitler continuerá a suonare,
peró sulla parete della Chiesa ci sará una lapide che commenterá in qualche modo la presenza della campana.

Peró il sindaco di un paesino della Renania (né nazista, né Afd) ha detto in pubblico
qualcosa che prima dell´Afd probabilmente non avrebbe detto.

Questo é il segno che qualcosa sta cambiando, anche e fuori dall´Afd e dal suo elettorato.

E´un segno di pericolo?

E´un segno a cui chi lavora sulla memoria deve reagire?

Come?

Claudio Cassetti

 

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Una svolta copernicana?

Recensione in italiano di Claudio Cassetti a
“Quanto umanamente possibile, per un rinnovamento della cultura della memoria in Germania”, una pubblicazione di Dana Giesecke e Harald Welzer (2013)

Abstract:
Quanto umanamente possibile
è una parte del titolo di una pubblicazione di due psicologi sociali, Dana Giesecke e Harald Welzer che in Germania ha suscitato un largo eco. Si tratta di una critica radicale verso la cultura e la pedagogia del ricordo del terzo Reich e dell’olocausto e verso i suoi luoghi preferenziali, i memoriali dei campi e i testimoni del tempo. Gli autori propongono invece una nuova pedagogia centrata su nuovi luoghi e su contenuti diversi e più consoni al presente, in primo luogo su una futura “casa delle possibilità umane”. In questo saggio cerco di riassumere a grandi linee il contenuto del libro ma soprattutto di trarne indicazioni utili anche per chi non condivide la radicalità di queste critiche. E lo faccio dal punto di vista del mio lavoro quotidiano su questi temi come guida a Berlino e in Germania, per un pubblico che non si riduce agli studenti delle scuole. Arrivo alla conclusione che queste indicazioni utili per tutti possono essere lo sforzo di dare più spazio ai luoghi della normalità rispetto ai memoriali dei campi, ai presunti spettatori rispetto alle chiare vittime e carnefici, alla contraddittorietà delle situazioni dentro le biografie rispetto al rischio (inevitabile ma negativo) delle letture moraleggianti.

Per leggere tutto il saggio di 8 pagine cliccate su Absatz Welzer IT

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consenso e dissenso nel nazionalsocialismo

Queste domande sono state raccolte nel 2012 da guide parlanti italiano tra visitatori di Berlino. Attenzione: le domande non sono state “corrette”, corrispondono talvolta alla versione letterale espresso da visitatori.

Alla fine della lista delle domande troverete un link
per alcune risposte provvisorie e la bibliografia.

Sul consenso e dissenso nel terzo Reich (questione della “colpa”?)

1 “Quanto era ampio il consenso a Hitler?
Perché Hitler è stato così sostenuto dal popolo tedesco?
Hitler è stato sostenuto dalla maggioranza dei tedeschi? Perché?

2 “Perché i tedeschi hanno collaborato con i nazisti,
e hanno denunciato così tanti ebrei, senza mostrare pietà per il loro destino?
La maggioranza dei tedeschi era d’accordo con la persecuzione degli ebrei?

3 “Chi sapeva \ poteva sapere qualcosa della Shoa?
Quanto ne sapevano i tedeschi?

4  La maggior parte dei tedeschi era d´accordo
con l’assassinio di massa degli ebrei?

5 “Si vede che i tedeschi hanno la coscienza sporca,
Chi era veramente colpevole della Shoah? Tutti i  tedeschi?

„Come è potuto arrivare a questo punto un popolo
che aveva una tale storia,tali filosofi, tali musicisti…?

Quanti si sono opposti?
Quanti hanno fatto resistenza contro il Nazionalsocialismo?
Quanti hanno aiutato i perseguitati? Perché?

8 Germania e Italia: antisemitismo nella storia.

L´antisemitismo in Germania era più diffuso e radicale
che in altri paesi, per esempio in Italia?

9 Germania e Italia: la disponibilità a sviluppi sociali aggressivi

Il consenso alla dittatura, alla guerra e alla persecuzione di minoranze
in Germania era più forte che in altri paesi, per esempio in Italia?
C´era o c´é una speciale predisposizione dei tedeschi a tali sviluppi sociali?
Altri (per esempio gli italiani) sono meno vulnerabili da questo punto di vista?

Dopo che le domande sono state raccolte
alcune guide hanno cercato di formulare
delle risposte e di indicare fonti scientifiche,
che possono aiutare a rispondere.

Domande Consenso Dissenso NS risposte

Claudio Cassetti (in collaborazione con

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